In un periodo di crisi economica, la quale non ha precedenti nella storia dell’umanità, l’innovazione per le imprese e le pubbliche amministrazioni, è l’unico modo per affrontare le difficoltà gestionali. Permettetemi di ricordare alcuni dati statistici, per avere un quadro preciso della situazione.
Tra il 2008 ed il 2012 hanno chiuso più di 9 mila imprese storiche; competitività Paese: l’Italia è al 49’ posto nel mondo, battuta da Lituania e Barbados (fonte word economic forum); il debito aggregato di Stato, imprese, famiglie e banche è 400% del PIL (prodotto interno lordo); il debito pubblico è di 2.110 miliardi di euro; il tasso di disoccupazione è del 138%; i disoccupati sfiorano i 3 milioni e mezzo di unità; in sei anni sono sparite in Italia 140 mila imprese; infatti l’Italia, in termini di felicità è una nazione depressa, il più bel paese è 45’ nella classifica mondiale; i poveri sono raddoppiati in 5 anni, sono quasi 5 milioni; il credito alle imprese ha registrato in questi anni una notevole contrazione.
I fondi strutturali destinati all’Italia consistono essenzialmente in due grossi blocchi, il Fondo Sociale Europeo, che si occupa di formazione, sussidi al lavoro, inclusione sociale regionale ed il Fondo Europeo per lo sviluppo regionale, che si occupa prevalentemente in aiuti alle imprese ed infrastrutture. Poi ci sono, il Fondo di Coesione, il Fondo europeo agricolo e sviluppo rurale ed, infine, il Fondo Europeo per gli affari marittimi e la pesca. Oltre ad appalti, sovvenzioni e per il giovani il programma ERASMUS.
Il nuovo ciclo di programmazione europeo, per il periodo 2014 – 2020, prevede una somma di fondi strutturali all’Italia pari a 41 miliardi di euro, di cui, oltre 24 miliardi alle Regioni del Sud. Questa cifra va raddoppiata con la quota di co-finanziamento. Sono previsti strumenti comunitari a sostegno delle transazioni transfrontaliera e di sviluppo regionale, investimenti sostenibili nelle aree urbane e risorse congiunte per le micro e medie imprese.
Nonostante questo fiume di denaro, il problema odierno delle imprese e delle pubbliche amministrazioni, è quello di accedere a queste agevolazioni . La maggior parte degli Enti pubblici, a causa degli esigui trasferimenti statali, hanno bilanci asfittici, con deficit strutturale a breve periodo ed un consistente indebitamento a lungo periodo, mentre, il 95% pelle piccole e medie imprese sono sottocapitalizzate per natura e di conseguenza hanno difficoltà ad accedere agli aiuti comunitari.
Oggi, reperire risorse esterne agevolate, è una procedura difficile o quasi impossibile, nonostante la pioggia di risorse pubbliche da parte dell’Unione Europea, prevista per il prossimo quinquennio.
L’utilizzo dei fondi europei sono disciplinati da un complesso e difficile iter burocratico e per evitare il rischio di contestazioni è necessario conoscere bene i quadri normativi, poiché, è facilissimo incorrere in errori ed omissioni che possono portare alla revoca dei finanziamenti. Ecco perché all’inizio di questa mia relazione ho parlato di innovazione, utile ad aumentare la competitività delle PMI e delle pubbliche amministrazioni, gli stessi, interagendo in rete e creando sistema, potrebbero sviluppare maggiore potere contrattuale all’ottenimento di risorse esterne, in questo modo, maggiore sarà lo stimolo per la altre strutture a seguire l’esempio.
Le tre priorità di Horizon 2014 – 2020 sono:
• Crescita intelligente, per un’economia basata su conoscenza ed innovazione;
• Crescita sostenibile, per un’economia più efficiente nell’uso delle risorse;
• Crescita inclusiva, per un’economia con alto tasso di occupazione a favore di coesione sociale e territoriale.
In sostanza l’Unione europea si è prefissa di raggiungere entro il 2020 cinque ambiziosi obiettivi nei seguenti settori: occupazione, innovazione, istruzione, inclusione sociale e clima/energia.